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Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale

Sinodo dei Vescovi: 6-27 ottobre 2019.

Assemblea Speciale per la regione panamazzonica

In questo scritto mi permetto di presentare brevemente il prossimo Sinodo dei Vescovi mettendo in rilievo dati che credo importanti.

È un Sinodo dei Vescovi, quindi con la rappresentanza delle conferenze episcopali di tutto il mondo. È però una ‘Assemblea Speciale’ e cioè riguarda una regione determinata; non viene celebrato in una città dell’Amazzonia ma a Roma e con la partecipazione non solo dei vescovi dell’Amazzonia ma di altre parti del mondo. Perché? Perché si riconosce che pur riguardando direttamente una zona circoscritta, i temi che verranno trattati hanno conseguenze per la Chiesa universale.

Regione Panamazzonica. La regione amazzonica (in gran parte foresta, ma che gli uomini stanno distruggendo) copre un territorio di 7,5 milioni di chilometri quadrati, per il 65% nel Brasile e si estende anche in Colombia, Perù, Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname e Guyana francese; tutta questa estensione viene chiamata “regione panamazzonica”.

uovi cammini per la Chiesa.

NL’espressione è chiara: si tratta di individuare nuovi cammini, alla luce della situazione e delle problematiche di questa specifica regione. Sarà compito dell’Assemblea proporre effettivamente nuovi cammini e non solo riproporre cammini vecchi.

Metodo: preparazione e coinvolgimento dei fedeli. Il dialogo. Interessante tutto il lavoro preparatorio che è stato fatto. Una consultazione molto ampia, che ha coinvolto quasi tutte le comunità della regione amazzonica, con migliaia di schede che sono giunte al comitato che segue i lavori per il Sinodo. Ascoltare è essenziale; la Chiesa ascolta, entra in dialogo per uno stile sinodale: camminare insieme. Non sempre la missione ha dato importanza al dialogo. A volte la evangelizzazione è stata una colonizzazione, l’imposizione di una cultura occidentale estranea senza accogliere storia e spiritualità dei popoli indigeni. Occorre entrare in dialogo, ascoltare, comprendere la vita delle diverse popolazioni, comprendere i problemi, accogliere le loro esigenze, valorizzare le loro ricchezze. I popoli che abitano la regione amazzonica non sono selvaggi da addomesticare o vasi vuoti da riempire.

Ecologia integrale. Espressione che si rifà all’Enciclica di Papa Francesco, Laudato si’ (nn.137142). Dall’Instrumentum laboris per il Sinodo cito il numero 47: “L’ecologia integrale si basa sul riconoscimento della relazionalità come categoria umana fondamentale. Ciò significa che ci sviluppiamo come esseri umani sulla base dei nostri rapporti con noi stessi, con gli altri, con la società in generale, con la natura/ambiente e con Dio”.

Negli ultimi mesi il tema dell’Amazzonia è entrato prepotentemente nei media di tutto il mondo, constatando la tragedia della distruzione della foresta operata dagli uomini.

Purtroppo questo sta accadendo da anni, senza che il governo brasiliano eserciti la propria autorità controllando, sanzionando, correggendo abusi.

Anzi dà l’impressione di allearsi con i ricchi possidenti e le grandi multinazionali che stanno depredando e distruggendo la foresta amazzonica.

Taglio degli alberi per il legname, grandissime aree di foresta bruciate per fare pascoli o produzione di soia, inquinamento dei fiumi con il mercurio da parte dei cercatori di oro… un grido si alza dalla foresta amazzonica che stanno violentando e distruggendo.

Le chiese, e le pressioni internazionali possono fare molto per indurre i governi a difendere questo bene dell’umanità.

Noi cattolici dovremmo integrare sempre più uno sguardo contemplativo su tutto il creato nella nostra vita di fede e capire che l’obbedienza e la comunione con Dio passano anche attraverso il rispetto della creazione nel suo complesso. Siamo chiamati a una conversione, a superare e combattere la mentalità di sfruttamento della natura per il nostro profitto che sta conducendo l’umanità ad autodistruggersi.

Valore da cogliere è che tutto è connesso, viviamo in una grande rete di relazioni con gli altri uomini, con i fiumi, le piante, gli animali e con il Dio che tutto ha creato ed è presente per la nostra salvezza. Nostro compito è preservare l’armonia che lega in comunione tutto ciò che compone il territorio in cui viviamo.

La Chiesa amazzonica, la popolazione. Amazzonia non significa solo foreste e fiumi, ma anzitutto persone. Persone con provenienze diverse: dall’Europa, da altre zone del Brasile e indios; persone che anche vivono in modi diversi: la maggioranza ora vive nelle città, ma anche continuano i villaggi lungo il fiume e nella foresta. L’Amazzonia ha una Chiesa, con una storia e una vita; si tratta di capire come può essere una Chiesa cattolica con il volto amazzonico e come può essere un segno positivo per la Chiesa Universale.

Un tema centrale sarà quello dei ministeri: il numero dei presbiteri è molto basso, in media le comunità hanno la celebrazione eucaristica 1-2 volte l’anno… si tratta di interrogarci seriamente sulla struttura delle parrocchie e comunità, come individuare e formare ministri per questa Chiesa. Abbiamo l’ispirazione per ‘nuovi cammini’?

Le sfide della cultura. Grande tema per l’Amazzonia e per tutte le Chiese in generale è quello della cultura e come annunciare il Vangelo e dare forma alla Chiesa considerando le culture presenti. Un grande lavoro è stato fatto nei primi anni della vita del cristianesimo con la cultura greco-romana. E oggi?

Siamo ancora in ritardo, pensando al Sud-America, all’Africa, soprattutto all’Asia, ma anche all’Europa visto che non siamo più nella cultura che ha prodotto la maggior parte delle opere teologiche e spirituali. Si tratta di un’operazione continua da farsi; forse l’ambito più evidente e immediato è quello della liturgia. È possibile mantenere una liturgia che sia cattolica, ma che si inserisca nelle diverse culture dei popoli? Questa è una delle grandi sfide attuali per la Chiesa.

Chiesa missionaria. Per la nostra diocesi si ri-propone il tema della missionarietà, che è nel nostro passato così come nel nostro presente e, speriamo, futuro. Ci è riproposta la sfida di come evangelizzare oggi, del senso dell’uscire per andare in terre straniere, del come valorizzare lo scambio reciproco tra Chiese ‘sorelle’; essere disposti ad una missionarietà nella nostra terra reggiana dentro una Chiesa che sta faticando nell’affrontare il disinteresse o distacco della maggior parte della popolazione.

Continuiamo a credere che Gesù è il nostro unico Salvatore, per questo andiamo e annunciamo.

Gabriele Burani

prossimo missionario per l’Amazzonia

A sinistra, l’incontro con Papa Francesco del vescovo dell’Alto Solimões (in Amazzonia) monsignor Adolfo Zon Pereira. A destra il saluto del vescovo Massimo a don Gabriele Burani durante la Messa dell’8 settembre scorso.

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