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Ventuno candeline per L’Ovile

Il vescovo Massimo ha accolto con piacere, martedì 4 marzo, l’invito della cooperativa di solidarietà sociale L’Ovile a festeggiare il compimento dei 21 anni di attività. Il presidente, Valerio Maramotti, ha ricevuto monsignor Camisasca accompagnandolo nella visita degli uffici, dove si è intrattenuto a lungo con i dirigenti, mentre il diacono Alfredo Zannini, nel salone accanto all’ingresso, preparava la santa Messa.

Nell’omelia il Vescovo ha sottolineato come l’occasione di questa festa spinga a comprendere l’importanza di tre parole: accoglienza, ascolto e lode a Dio. Accoglienza, perché la cooperativa è nata come luogo dove persone possano accogliere altre persone per sollevarle dalla solitudine, una delle più gravi malattie che possono colpire la persona. L’ascolto è, invece, un cammino lungo, per mettersi a fianco dell’altro e fare silenzio, per essere aperti ai suoi tempi, atteggiamento necessario perché l’altro possa parlare. Infine, ha ricordato Camisasca, il lodare Dio ci dona la forza per sanare le ferite con l’ascolto e l’accoglienza.

Al termine il vescovo Massimo, accompagnato dal presidente Maramotti, ha compiuto un lungo giro per i locali della cooperativa, per rendersi conto di persona delle varie attività e per salutare gli addetti alle varie operazioni. Infine non poteva mancare, come in ogni compleanno che si rispetti, la torta, una grande torta bianca, e il brindisi di buon augurio.

La cooperativa L’Ovile nasce nel 1993 in quel di via Adua, regno incontrastato, non so bene, se del parroco don Alberto Altana o degli zingari, marocchini o poveretti di ogni specie che gravitavano attorno a quella struttura che oggi è l’Oratorio Don Bosco. Erano tempi di grandi bisogni e di grandi polemiche che riempivano spesso le pagine dei quotidiani cittadini. A questi bisogni rispondono don Daniele Simonazzi, Valerio Maramotti, due cartonai, quella figura che una volta passava di casa in casa a raccogliere cartoni e carta straccia, ed alcuni disoccupati. Si mettono insieme e davanti ad un notaio firmano l’atto costitutivo di una cooperativa che ha un unico scopo, diventare uno strumento di servizio per i bisogni lavorativi dei poveri: “Dopo poco siamo passati a Pratofontana e allora le prospettive erano praticamente zero - mi racconta Valerio - l’altro giorno la cooperativa ha pagato 172 stipendi e ha chiuso il bilancio dello scorso anno con 5 milioni di euro di fatturato, mentre la previsione per il 2014 vede una crescita di quasi il 25%”. Numeri da far invidia a tante aziende della nostra provincia.

Davide è un ragazzo di 27 anni e lavora qui da due: “Quando ero ragazzo, durante le vacanze, venivo a lavorare per L’Ovile - mi racconta - poi ho fatto l’idraulico e il montatore degli stand nelle fiere, adesso sono qui e mi hanno fatto capo squadra. Il lavoro qui è fantastico, vedi questo pezzo? - Davide me ne allunga uno di plastica bianca - Noi lo dobbiamo pulire e assemblare con altri, viene da una multinazionale. Da Amsterdam, 2 o 3 volte la settimana, arriva un camion che scarica i pezzi da lavorare e carica quelli finiti. Con i ragazzi della mia squadra stiamo facendo un gran bel lavoro”.

Anche Michela, 43 anni, sposata con due figli, è capo squadra e dirige una serie di commesse di assemblaggio: “La cosa più bella è che nella cooperativa riusciamo a cancellare le disabilità, anzi, quando ci sono, siamo capaci di metterle a frutto”.

Danilo, 44 anni di Brindisi, mi vuole dettare letteralmente mentre scrivo sul mio taccuino: “Io sono socio dipendente con mansioni generiche, l’episodio più bello della mia vita è stato quando mi è arrivata l’assunzione a tempo indeterminato da L’Ovile”.

Sto per andarmene, ho già il materiale per l’articolo, quando mi chiama Halima, viene da un paese vicino a Marrakech in Marocco e non mi vuole dire quanti anni ha: “Adesso abito a Villa Minozzo e lavoro qui da 10 anni; la cooperativa mi ha sempre aiutato, ho tre figli e mio marito è ammalato. I miei ragazzi fanno volontariato con la Croce Verde - la solidarietà è contagiosa, mi verrebbe da aggiungere - e adesso sono anche diventata ricca - il volto di Halima si apre in un bel sorriso - ho appena comprato la casa.”

Che dire, non resta che fare gli auguri per altri cento di questi giorni.

Giuseppe Maria Codazzi

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